La misura di torbidità, così come rilevata da un analizzatore di torbidità, determina il grado di diffusione della luce attraverso particelle sospese in un mezzo liquido. La diffusione è influenzata da:
- Concentrazione di particelle: concentrazioni di particelle più elevate comportano una diffusione di luce maggiore e, pertanto, letture più elevate sul torbidimetro.
- Forma e dimensioni delle particelle: particelle inferiori a 1/10 della lunghezza d'onda della luce visibile diffondono la luce in modo simmetrico. Particelle più grandi (generalmente con un diametro maggiore della lunghezza d'onda della luce visibile) diffondono la luce in modo asimmetrico. Pertanto, per misurare la torbidità, è necessario tener conto dell'angolo di diffusione.
- Lunghezza d'onda della luce: come è noto, l'intensità della diffusione di luce dipende dalla granulometria. Inoltre, la presenza di colore in un liquido può ridurre la luce misurata nel rivelatore. Di conseguenza, per la misura di torbidità, è necessario considerare l'uso di un'idonea lunghezza d'onda della luce.
In base ai tre fattori sopra descritti, è possibile utilizzare la torbidità come proprietà caratteristica di un campione solo se il metodo di misura è standardizzato. Ad esempio, in molte applicazioni di birrifici, il liquido da misurare è giallastro e contiene particelle di lievito. Pertanto, per controllare la presenza di penetrazione di filtri, si misura la quantità di diffusione di luce frontale e laterale a un angolo di 25° e 90° rispetto alla sorgente di luce ai fini della garanzia di qualità. Le sorgenti di luce rossa (650 nm) e blu (460 nm) sono specificate anche nelle linee guida per il monitoraggio della torbidità e del colore.